venerdì 18 maggio 2012

E’ un viaggio straordinario il recupero di una persona de-mente




La storia di cui voglio raccontarvi, in estrema sintesi, è quella di mia madre, di anni 76, affetta da oltre dieci anni da una grave forma di demenza, dai più definita in modo alquanto impreciso, come ad esempio, Alzheimer, fronto – temporale o, ultimamente, mista; non cambia la sostanza del quadro che mia madre ha presentato in tutti questi anni.

La diagnosi, messa a punto da una schiera di specialisti della provincia di Ancona, ha segnato da subito l’inizio di un declino alquanto triste ed inarrestabile. Come sopraggiunta, nel mese di giugno del 2011, riportò la rottura del femore con la necessità di un intervento chirurgico di endoprotesi di urgenza, rendendo il quadro clinico ancora più scoraggiante. E’ inutile sottolineare che da quel momento mia madre non è più riuscita a camminare, anzi, è precipitata in uno stato di disautonomia completo.

Da sempre, comunque, ho cercato, contro le evidenze tangibili, qualche forma di intervento che potesse rendermi più accettabile questo inesorabile destino, infatti, ho contattato svariati centri di ricerca sulla malattia di Alzheimer distribuiti sul territorio nazionale, e non solo, ma, purtroppo, non ho mai ottenuto alcunché di significativo. Ciò che restava da fare, quindi, anche a detta degli specialisti, era di attendere la “scelta” della natura che, in questi casi, è morte certa.

Da settembre 2011, venni a sapere di una peculiare ricerca svolta da un medico di Sassari, in Sardegna, e, dopo aver letto con interesse il suo libro, dal titolo “Psiconeuroanalisi dell’istero – demenza”, mi recai, al più presto, nel suo studio, con il vivo desiderio di poter sperimentare questa nuova cura con mia madre che, essendo alquanto oppositiva in ogni approccio, rifiutava ogni forma di collaborazione, ma per di più urlava insistentemente e bestemmiava con veemenza senza sosta.

Ricordo che, stando alle conoscenze attuali, una persona affetta da demenza in uno stadio così avanzato come quello in cui versava mia madre, non ha nessuna attenzione di natura curativa in senso stretto, ma solamente palliativi, definiti specialmente psicofarmaci, che dovrebbero, a detta di alcuni, attutire i vari sintomi che precedono la morte.

Diversamente da quanto anzidetto, invece, le cose sono andate in maniera alquanto favorevole da quando è seguita dal dott. Dore mediante un approccio personalizzato definito sinteticamente pre – terapia, dal momento che una terapia compiuta di natura psiconeuroanalitica richiede la collaborazione della mente del paziente.

E’ stato entusiasmante, per me, assistere e collaborare a questo nuovo tipo di cura psicologica, fondata su una graduale e ricca sollecitazione logico – semantica, veicolata mediante parole contestualizzate ad hoc, convertite in una forma narrativa a cui il paziente, straordinariamente, presta sempre più attenzione. Il tutto viene a svolgersi in incontri settimanali del neurologo; la durata del trattamento terapeutico, nel caso specifico, è di oltre tre ore. Nel resto delle giornate, io familiare preparo quanto della mente di mia madre resta, in direzione di quelle parole che diverranno un costrutto narrativo nelle mani del medico.

Da quando ha avuto inizio il trattamento con il dott. Dore ( gennaio 2012), mia madre è chiaramente migliorata: non urla e non bestemmia più come prima; lo sguardo è notevolmente cambiato; già esprime qualche semplice frase di senso compiuto; è molto più gestibile, presente e tiene lo sguardo sull’interlocutore che, di volta in volta, si trova ad interagire. Si tratta di piccoli, ma grandi segnali di vita e di ripresa molto significativi e impensabili in un breve arco di tempo, che si sono verificati senza alcun ausilio di psicofarmaci in una paziente che non si prestava a nessun tipo di collaborazione. Ora il mio ambizioso desiderio è quello di vederla integralmente in terapia con il neurologo, quindi completamente interagente per far sì che la Psiconeuroanalisi possa essere applicata, come normalmente si fa nei pazienti dementi che collaborano.

Di fronte ai progressi che ogni giorno sono manifestati da mia madre, sento l’esigenza di ringraziare, in modo particolare, il dott. Dore, la dott.ssa d’Onofrio, il Dott. Lai per avermi dato la possibilità di iniziare un nuovo cammino di speranza e l’associazione Aion per il sostegno che ci sta offrendo nella quotidianità. Penso che sia stata la disperazione che ha letto nel mio sguardo ad indurre il dott. Dore ad offrirmi l’opportunità di far sì che mia madre potesse fruire del suo intervento terapeutico.
Credo che egli abbia già vinto anche questa sfida.


Greco Carolina – Senigallia ( An )

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